IL CONTATTO

18 marzo 2019

Nell'ultimo post avevamo introdotto l'argomento del contatto, di che cosa s'intende esattamente per "contatto" e di come questo si viene a creare. Oggi approfondiamo un pochino, ma prima una breve comunicazione:

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Torniamo a noi...

Le risposte alla mia domanda dell'altra volta sono state molto belle e molto in linea con il mio pensiero. E' stato afferrato il concetto insomma.

CHE COS'E IL CONTATTO?

Per CONTATTO s'intende la connessione tra la mano del cavaliere e la bocca del cavallo. Da qui nascono i dubbi, le perplessità e i malintesi. Si pensa che ci debba essere quasi una realtà "a se" in cui questi due elementi comunicano tra di loro e che questo implichi dei cambiamenti nell'impostazione dell'incollatura del cavallo. Si pensa che così si possa arrivare ad una "buona situazione" davanti, che il collo possa essere portato nella giusta posizione, che il cavallo arrivi a tenere la testa come deve e che così tutto quanto diventi più bello da vedere e di conseguenza più giusto. Il cavallo ha da stare in un certo modo!

Niente di più sbagliato. Si tratta sì di una connessione tra mano del cavaliere e bocca del cavallo, ma non di uno strumento per arrivare ad altro. Le mani intervengono sì, limitatamente, ma non è questo che conta. La connessione non viene creata dall'azione della mano. Le mani sono principalmente passive e si limitano a garantire quella connessione (cioè tengono le redini).

"QUANTO" SERVE PER AVERE UNA CONNESSIONE?

Questa domanda potrebbe sembrare insensata, ma la giusta connessione c'è quando si ha quando le redini sono in leggera tensione. Mi piace paragonarla ad un elastico. Pensate di tirare un elastico fino al punto in cui inizia a stare in leggera tensione. Qui l'elastico inizia ad avere una sua funzione. Quella per la quale è stato creato. L'elasticità appunto. Se però tirate oltre al dovuto questo elastico si spezza. La sensazione che si ha in mano deve essere quella. Ci deve essere tensione, ma mai troppa, mai tanto da sentire un netto contrasto con la bocca e con il movimento in avanti del cavallo. La mano non deve MAI agire indietro, contro la bocca e contro il movimento del cavallo.

QUI ARRIVIAMO AL PROSSIMO PUNTO (DUE IN REALTA')

1) Però allora se il cavallo avanza troppo come faccio, se non reagisce agli altri aiuti e "tirare" mi sembra l'unica soluzione... Esistono casi (cavalli giovani, reazioni di qualche tipo come fughe o scarti improvvisi, situazioni particolari) in cui diventa necessario intervenire con le mani per ripristinare la calma e per avere di nuovo tutto sotto controllo. L'importante è, però, che a ogni richiesta della mano corrisponda una cessione. Inoltre l'azione non deve mai superare la necessità. Si pensi all'ABS della macchina... frenare di colpo fa sbandare la macchina... con il cavallo tirare più del dovuto e troppo di colpo può solo provocare una reazione di rifiuto del cavallo, fargli male e causare gravi danni al rapporto tra cavallo e cavaliere. Il cavallo perderà fiducia, si metterà contro, avrà dolore e con il tempo assumerà comportamenti indesiderati di diverso genere. Tanto quanto serve e poco alla volta. Chiedo e lascio, chiedo e lascio, chiedo e lascio.... se mi ci vuole qualche giro per ripristinare la calma non succede nulla. Bisogna mantenere la calma, dosare gli interventi e ovviamente usare anche il peso e la voce e qualche trucco come le girate "strette" per tornare alla normalità. Allora un intervento diventa possibile e nulla di traumatico.

2) La seconda questione da chiarire riguarda la "sensazione" di cui parlavo. In realtà va ben oltre la mano. Se ci si concentra troppo su quel che si sente in mano si tende a irrigidire il polso e a isolare la mano dal braccio. Va bene che gli aiuti devono essere indipendenti e che la mano non deve muoversi con il busto, ma la connessione dalla bocca alla mano si protrae fino al gomito, che è unito alla spalla e quindi nessuna di queste articolazioni deve essere rigida e impedire la leggerezza e l'elasticità giusta. Con "si protrae fino al gomito" intendo che la linea dalla bocca del cavallo al gomito deve essere dritta. Le mani devono quindi stare in una data posizione, ne più alte, ne più basse, altrimenti la linea è interrotta e la connessione non può essere corretta. La stessa cosa vale per uno spostamento laterale. Se ci immaginiamo dall'alto la linea bocca-gomito deve di nuovo essere dritta, non spezzata da mani che escono troppo o che passano oltre il garrese, dalla parte opposta. Inoltre la mano deve essere chiusa a pugno (non stretta, ma chiusa), con i pollici rivolti verso l'alto, che si appoggiano sul pugno (non come quando si va in bici o in moto).

ATTENZIONE AL PASSO E AL GALOPPO

C'è da prestare particolare attenzione, quando siamo al passo, a non ostacolare il movimento basculante dell'incollatura. Il cavallo usa il collo come bilanciere e muove il collo a ogni falcata, quanto gli serve, in base all'ampiezza della falcata. Dobbiamo, se e quando si vuole avere un contatto al passo (il passo a redini completamente lunghe è di fondamentale importanza a inizio e fine lavoro e durante le pause - ne parlo anche nel nuovo libro, quando esamino le diverse fasi della sessione di lavoro), riuscire a garantire l'elasticità e la costanza del contatto, senza bloccare il movimento del collo. Al trotto questo non accade. Riusciamo a stare più fermi perché anche il cavallo rimane più fermo con il collo. Al passo, i gomiti, appunto, devono lasciare che tutto quanto il braccio possa seguire il movimento. La stessa cosa vale per il galoppo, anche se il tipo di movimento cambia leggermente. Non avere paura di seguire troppo. All'inizio sembra quasi di muovere esageratamente le braccia per "inseguire" un movimento, ma da questa mobilità del braccio, a partire dalla spalla, inizia la vera capacità di essere indipendenti con gli aiuti. In effetti è più il braccio a essere indipendente dal resto del corpo, non la mano. La mano è importante solo perché è quella che riesce a tenere le redini, ma il buon contatto e la giusta elasticità sono date dalla mobilità dell'intero braccio (polso, gomito e spalla sciolti).

DA DOVE SI GENERA IL GIUSTO CONTATTO SE NON CON LE MANI

Tutto parte da dietro. Dicevamo che non è: Errore davanti, intervento davanti, posizione desiderata ottenuta e appena si smette di correggere davanti tutto torna come prima. Piuttosto è una questione di equilibrio tra le parti. Il cavallo, man mano che avanza con l'addestramento, porta il peso sempre di più da davanti a dietro. Si dice che impara a "portarsi" (ora in due righe non posso spiegare ogni cosa, chi vuole approfondire trova altri post e/o i diversi libri). Insegnandogli a reagire ai nostri aiuti, gradualmente, ci sembrerà di avere "più cavallo davanti a noi" e ci sembrerà che il cavallo pesi meno sulle spalle. Si creerà l'impulso e così l'energia creata dai posteriori attraverserà tutto quanto il corpo, fino ad arrivare nell'incollatura e, attraverso la nuca, alla bocca. Tutto questo sarà possibile solo se ci sarà la giusta "libertà" a livello della schiena. La schiena è la centrale del movimento. Senza schiena, niente movimenti, niente serenità, niente equilibrio, niente impulso, niente trasporto dell'impulso in avanti = niente contatto. Il contatto si viene a creare quando la spinta da dietro "arriva" alla mano del cavaliere. E' il cavallo che cerca il contatto con la nostra mano e non il contrario. La mano deve essere in grado di gestire le redini in modo da non impedire questa ricerca. Se sono troppo lunghe il cavallo non trova la connessione, se sono troppo corte andrà in contrasto e sarà peggio. Se continuano a rimbalzare e a cambiare da lunghe a corte il cavallo andrà in confusione. Inoltre deve essere mantenuto l'impulso che ha portato a quella ricerca. Se nel momento in cui si arriva a percepire il contatto si smette di lavorare da dietro in avanti il contatto andrà perso perché il cavallo smetterà di ricercarlo. Non avrà più la giusta tensione corporea. Non si possono separare la parte anteriore (collo, nuca, bocca) da quella posteriore. Sono collegati dalla schiena e sono in perenne comunicazione. L'una è responsabile dell'altra. In base a come lavora il posteriore risponderà la parte anteriore. E' quindi importante avere un'approfondita conoscenza di ogni singola parte e di quali sono le esatte funzioni di queste ultime.

NON INCOLPATE LE IMBOCCATURE

Ultima cosa: Il contatto è leggerezza assoluta. Ci sono imboccature più o meno adatte ad un cavallo, in base alla conformazione della bocca, ma non ci sono imboccature che risolvono problemi di contatto!!! Quelli vanno quasi sempre ricercati nell'assetto del cavaliere e nel come lui usa gli aiuti. Ogni cavallo dovrebbe andare "correttamente" con la più dolce delle imboccature (anche senza volendo). Allo stesso modo ogni cavaliere dovrebbe essere in grado di montare anche con la più tagliente delle imboccature, senza arrecare alcun danno o fastidio. Dipende tutto dall'uso che se ne fa. Il risultato dovrebbe essere lo stesso. Se è così, allora abbiamo fatto bene il nostro percorso equestre.

Bene...ora che tutto sembra ancora più complicato di prima  vi saluto.

Non è così complicato, una volta capiti i meccanismi, tutto è più facile, in realtà. Perché se prima si va a tentativi e cercano chissà quali stratagemmi per riuscire a portare il proprio cavallo a "essere in un certo modo", poi tutto diventa logico. Se si conoscono i principi di base dell'equitazione (SCALA DI ADDESTRAMENTO - v. libro QUI) e se si rispettano veramente, giorno per giorno, senza bruciare nessuna tappa, allora ogni azione avrà una conseguenza più o meno prevedibile e sarà molto più facile programmare il lavoro.

Nel prossimo post vedremo come si capisce se si sta o meno rispettando la scala di addestramento durante il lavoro...

A breve parleremo anche di nuovo di cavalletti 

Se avete domande o argomenti da proporre non esitate a contattarmi.

Una buona giornata a tutti!

Daniela

#equitazioneperamore 





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