L’ASSETTO FUNZIONALE

L’ASSETTO FUNZIONALE

Con “assetto” si intende la posizione da assumere dal cavaliere durante il lavoro in sella.

In realtà dietro a questo termine si cela ben altro.

Non potrò descrivere in modo approfondito tutto quanto l’argomento qui, altrimenti diventerebbe un post infinito (e già così è probabile che lo diventi…).

L’ho chiamato “FUNZIONALE” perché dopo anni trascorsi a montare senza le idee ben chiare (ovviamente all’epoca ero convinta del contrario perché ignoravo tutta una serie di cose), ho capito che non è una posizione quella di cui stiamo parlando. Sì certo tutti dobbiamo stare in un certo modo, ma non è come stiamo seduti, che cambierà le cose, ma l’insieme di una serie di fattori collegati alla nostra postura:

- Il primo è l’EQUILIBRIO;
- Poi arriva la SCIOLTEZZA paragonabile alla DECONTRAZIONE del cavallo (in effetti qui si tratta di una specie di “scala di addestramento del cavaliere” 😁 );
- Di conseguenza si impara a SEGUIRE IL MOVIMENTO del cavallo, diventando quasi un tutt’uno;
- Ci sono gli AIUTI! Si impara quali sono e come usarli in modo corretto;
- Infine arriva l’impiego simultaneo, ma indipendente degli aiuti…e qui inizia la parte divertente.

Bene. Sono tutte cose già sapute, lo so. Si sviluppano prima “l’assetto” e solo con il tempo questo inizia ad avere un EFFETTO sul cavallo. Assetto e aiuti non sono infatti due cose distinte, ma sono un’unica cosa. Non si sta seduti bene e poi uso gli aiuti, quando servono. Il mio “stare seduto” è perennemente in azione ed influenza inevitabilmente ed in ogni movimento del mio cavallo. Non esistono veramente momenti in cui “non uso gli aiuti”.
In tutto questo la parte più importante è quella di sviluppare la giusta SENSIBILITA’!

Senza quella, senza capire quanto un aiuto deve essere forte o delicato, quando e dove si deve agire esattamente e perché, tutta la teoria non servirà a nulla.

Come fare a sviluppare quella sensibilità? La pratica…
Grazie! Ore e ore in sella e poi? Non è detto che infinite ore e quindi “la pratica” siano la soluzione. Certo, migliora l’equilibrio e ci si abitua ad usare in un certo modo gli aiuti, ma non è per nulla automatico che si diventi “SENSIBILI” e che si imparino a riconoscere i momenti giusti per fare una certa azione.

Il problema è che per sapere quando e come agire bisogna andare ben oltre l’equilibrio, la sicurezza in sella e la padronanza dei vari esercizi da svolgere. Bisogna ricominciare da capo praticamente perché il più delle volte manca tutta la parte riguardante l’iter formativo del cavallo. Il come un cavallo deve arrivare a fare certi esercizi e perché. Se non si conoscono le tempistiche e le motivazioni con le quali si affrontano i vari step dell’addestramento (e quindi del lavoro in generale di ogni cavallo), sarà impossibile capire se si sta o meno agendo in modo corretto.
Manca la visione d’insieme! Il punto di partenza e l’obiettivo finale, così come i vari piccoli obiettivi intermedi da raggiungere…
Solo se si comprendono i principi di base dell’intero percorso addestrativo di un cavallo, che ricordiamo non è mai fine a se stesso, ma ha come fine quello di garantire il mantenimento di un buon stato di salute fisica, ma anche mentale. Il cavallo deve arrivare a fare tutto quello che fa con una certa serenità. Se manca la motivazione, se si esagera o se si fanno cose troppo impegnative troppo presto, se non si riconoscono i segnali che indicano che dobbiamo cambiare la nostra strategia, si rischia di rovinare l’intero lavoro e quindi il futuro del nostro cavallo. La sua esperienza con noi dipende dalla nostra capacità di comprenderlo, dal nostro livello di conoscenza in ambito equestre e dalla nostra sensibilità.

Capite che non basta elencare le varie cose a cui stare attenti quando stiamo seduti in sella quando si parla di assetto e di aiuti.

La primissima cosa da fare (e anche quella che va fatta ogni volta che saliamo in sella o che iniziamo un lavoro qualsiasi) è quella di diventare consapevoli del nostro corpo e di come questo è in contatto con il cavallo, con la sella, con le redini ecc.

Una cosa che aiuta molto è togliere le staffe. Così saremo costretti a stare seduti in sella nel punto giusto e con le gambe lungo i fianchi del cavallo, dove devono stare. Bisogna liberare le spalle, i gomiti e i polsi, rilassandoli. La stessa cosa vale per le anche. Basta qualche movimento circolare o di assestamento delle varie articolazioni e saremo rilassati come si deve. La schiena sta dritta. Parlando di sensazioni, devo avere la sensazione che dall’alto qualcuno tiri un filo, attaccato al centro del mio cap. L’ombelico sta in “dentro” in modo da non inarcare la schiena. Il braccio scende morbido in fianco al busto, l’avambraccio va in direzione della bocca del cavallo, formando una linea dritta con le redini. Le dita non sono contratte e rigide. Muovetele ogni tanto. I talloni vanno tenuti bassi, ma non esageratamente, altrimenti alterano l’equilibrio centrale del nostro corpo rispetto a quello del cavallo e quindi gli aiuti non potranno essere dati in modo corretto. Le gambe fasciano il cavallo lateralmente e in modo uniforme, senza punti di pressione o interruzioni. Le mani stanno vicine tra loro, ognuna dalla propria parte del garrese, vicino a quest’ultimo. Il bacino segue il movimento, lo influenza quasi. I gomiti devono permettere il movimento del collo al passo e galoppo.

Alcune cose da ricordare…

Ma sta di fatto che la prima cosa da capire resta il PERCHE’ e il DOVE VOGLIAMO ARRIVARE e COME.

Perché devo avanzare e quando. Come e quando agisce la gamba. Il peso è l’aiuto più importante e sempre presente, come va usato e quando agisce “unilateralmente” e perché”? Le mani, che funzione hanno. Mano interna ed esterna sono due cose completamente diverse… mano non è uguale a mano… Stessa cosa per le gambe.

E qui sorge un altro dubbio…quali esercizi vanno affrontati in quale momento? Perché le figure da maneggio, a che servono? Cosa mi rappresentano le transizioni? Che funzione hanno oltre a farmi passare da un’andatura all’altra.

Abbiamo un potenziale sotto di noi così grande ed in così pochi lo sanno riconoscere o valorizzare! Tutto perché mancano le basi. L’anatomia e l’evoluzione fisica (e mentale) del cavallo vanno studiate. Non serve diventare medici o scendere troppo nei particolari, ma la base del perché si lavora in un certo modo è indispensabile se si vuole avere una qualche speranza di andare avanti e vedere dei progressi nel lavoro. Se so una cosa, la posso riconoscere immediatamente e agire di conseguenza e il cavallo non tarderà a rispondere positivamente. Se insito in direzione contraria e ignoro o non mi accorgo di cose che potrebbero diventare un problema, quando ancora non lo sono, prima o poi mi troverò in difficoltà.

Ok, termino qui il discorso, per adesso.

Sono tutte cose che tratteremo durante lo/gli stage e che potrete capire dai prossimi video. Chi ha già letto il libro sa bene di cosa parlo e, una volta capita la base, sarà pronto a trasferire i concetti nella pratica giornaliera con adeguati esercizi. E’ molto complicato all’inizio, ma trovata la “chiave” tutto avrà ad un tratto un senso e i risultati si vedranno!

A prestissimo 😘

>> libro “LA SCALA DI ADDESTRAMENTO - La chiave dell’equitazione” 

Per info scriveteci qui o per mail a sporthorses.ds@gmail.com

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