"QUEL CAVALLO SI MUOVE BENE"

16 gennaio 2019

Che cosa si intende esattamente con bei movimenti?

Questa domanda mi è stata fatta recentemente e la trovo molto interessante, quindi ho pensato che la risposta potesse essere condivisa qui.

A che cosa pensate quando vi capita di sentire quell’affermazione? In che cosa consiste il buon movimento?

Alle persone piace osservare i cavalli al trotto, facendosi incantare da quel movimento degli anteriori elegante, esuberante, quasi esagerato. “Wow... “ è la reazione tipica! In effetti ci sono binomi molto belli da vedere e quel “trotto importante” fa scena... anche certi puledro sono già dotati di questo “effetto ballerino”, ma non è quello che conta quando si analizza la qualità del movimento di un cavallo.

Innanzitutto pensiamo ad un cavallo con poco lavoro alle spalle. Già da qui si riescono a capire molte cose sul potenziale futuro. Non si dovrebbe paragonare un puledro di 3 anni con un cavallo di 8 con un buon addestramento. Anche se alcune caratteristiche rimarranno praticamente invariate, molti aspetti cambiano con il lavoro (o dovrebbero se il lavoro è fatto bene). Ma torniamo alla base.

Immaginiamo il nostro puledro in libertà (senza cavaliere, sella e/o finimenti vari). Noi lo osserviamo. Non fanno testo i primi 10 minuti dopo che è uscito dal box. Finché il cavallo è agitato e iperteso si muove diversamente da come farebbe normalmente. Non appena inizia a calmarsi si può iniziare a capire la vera natura del movimento.

Quali sono le andature a cui prestare più attenzione?

Il PASSO e il GALOPPO

Queste sono le due andature che il cavallo utilizzava principalmente in natura. Sono quelle più “innate” e quindi meno influenzabili con il lavoro. Il cavallo pascolava in branco, spostandosi lentamente al passo e, se necessario, scappava al galoppo.

Il trotto è l’andatura meno naturale e anche quella che possiamo “modificare” maggiormente. In realtà noi interveniamo su tutta una serie di elementi che insieme porteranno il cavallo a muoversi diversamente (equilibrio, ritmo, decontrazione, contatto, impulso, dirittura, riunione - la scala di addestramento - v. libro QUI). L’allenamento, la sempre maggiore elasticità così come il maggiore equilibrio e lo sviluppo muscolare cambiano la meccanica del movimento in modo radicale. Il tutto insieme ad una sempre maggiore sinergia tra cavallo e cavaliere che si crea grazie al lavoro sistematico della scala di addestramento. Le sensazioni cambiano, il cavallo comprende sempre meglio gli aiuti, il cavaliere riesce a dosarli.

Nel secondo libro ci saranno interi capitoli dedicati a come le andature si evolvono con il passare dei mesi, grazie al lavoro.

Al passo e al galoppo invece il discorso cambia. Se per natura il cavallo presenta una “debolezza” in una di queste due andature, o in entrambi, non ci si possono aspettare miracoli. Soprattutto per quanto riguarda il passo i maestri di un tempo dicevano “SI PUÒ SOLO PEGGIORARE”.

Il galoppo è leggermente migliorabile.

Quindi come devono essere queste andature per essere considerate buone?

Al passo è molto importante l’ampiezza della falcata, il quanto il cavallo porta in avanti il posteriore, la scioltezza a livello della schiena e come il cavallo bilancia il movimento con l’incollatura.
In pratica è importante che il piede posteriore vada a finire nell’orma del piede anteriore o che la superi. Si deve creare una V tra anteriore e posteriore. La schiena è sciolta quando il movimento attraversa bene tutto il corpo e finisce con nel collo che bascula seguendo il movimento. È particolarmente importante non ostacolare mai questa scioltezza quando si è in sella. La spinta da dietro e il collo che si muove “a ritmo” (ritmo regolare) sono anzi da incoraggiare, senza esagerare per non perdere il ritmo. Spalla, gomito e polso del cavaliere devono essere sciolti e permette il movimento. La sensazione ideale è che il cavallo ti trasporti in avanti con una spinta notevole.

Al galoppo si guarda il ritmo che deve essere chiaramente a 3. Altrettanto importante è la fase successiva di sospensione. Idealmente si ricerca un movimento “in salita” ossia un posteriore che viene portato bene sotto facendo sì che la groppa si abbassi leggermente per lasciare spazio alle spalle e all’anteriore. La foto del post dimostra chiaramente questa tendenza in “salita”. Altra cosa importante al galoppo e vedere come il cavallo si comporta nelle girate. Anche un campo grande ad un certo punto presenta degli angoli. Il cavallo ha un buon equilibrio se riesce a mantenere il galoppo in curva. Ancora meglio se non cambia galoppo. Su questo si può lavorare, ma ci sono cavalli che per natura hanno un equilibrio migliore ed una disposizione del peso più “ideale” per il lavoro futuro. Se il posteriore fatica ad essere portato sotto si farà molta fatica a lavorare sulla riunione un domani.

Questo bilanciamento del peso si nota bene anche nella transizioni. Per esempio è interessante osservare il passaggio galoppo-trotto. È naturale che il puledro sia più “sulle spalle” di un cavallo adulto ben addestrato, ma anche qui ci sono differenze già alla base. Ci sono cavalli dove il passaggio avviene in modo fluido e il trotto dopo il galoppo è subito “bello” e cavalli che “frenano” semplicemente pesando completamente sulla spalla.

La qualità del movimento e la capacità del posteriore di essere portato sotto dipende anche dalla morfologia. Ci sono cavalli più compatti e altri più “lunghi e aperti”. Nell’ultimo caso ci sarà più lavoro da fare e la riunione sarà sempre meno naturale. La sensazione ideale in sella è quella di avere “più cavallo davanti a se”. Un’’incollatura importante, una buona azione del posteriore e “poca” schiena dietro alla sella sono fattori favorevoli per il lavoro (soprattutto nella fase più avanzata).

Che altro dire... in generale è da osservare l’azione del posteriore e quanto le articolazioni di questo si flettono. Al trotto e al galoppo il cavallo deve spingere via i posteriori da terra e portarli bene in avanti. Il caso contrario sarebbe quasi trascinarli e fare solchi nella sabbia. La schiena deve dare la sensazione di essere sciolta ed elastica. Il movimento deve attraversarla e finire nell’incollatura e nella nuca. Il collo idealmente deve presentare una curva superiore visibile data da una già presente muscolatura. Non deve essere tenuto troppo alto. In quel caso significherebbe rigidità della schiena e assenza di impegno del posteriore conseguente. Se la schiena è bloccata il movimento non può esserci, così come lo vorremmo.

Ci sono fattori generali da osservare e ci sono dettagli da vedere. Non si può giudicare troppo fin da subito il potenziale generale. Il successo dell’addestramento dipende da molti fattori. Costanza, serietà e capacità del cavaliere, ma ancor più l’indole dell’animale contano tantissimo. Il carattere determina molto.

Non dobbiamo diventare ricercatori di difetti, ma avere un’idea sul come certi aspetti possono essere un futuro vantaggio o svantaggio è sicuramente utile, soprattutto se si hanno ambizioni agonistiche elevate o se si è un allevatore.

Come fare a riconoscerli bene? Osservare più cavalli e situazioni possibili. Potete iniziare guardandovi una sfilza di video su YouTube 🤪 (aste cavalli giovani, presentazione puledri, diverse razze e quel che capita... più se ne vedono più l’occhio si allena)

A prestissimo e buona serata a tutti 😘🐴

Daniela

#equitazioneperamore





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