COME FAR CAPIRE AL PULEDRO COME REAGIRE CORRETTAMENTE AGLI AIUTI

COME FAR CAPIRE AL PULEDRO COME REAGIRE CORRETTAMENTE AGLI AIUTI

Molte persone, ad un certo punto, decidono di volere un cavallo proprio. Ci possono essere diverse ragioni per cui, per quell’occasione, si decide di acquistare un “puledro” o cavallo giovane: 

1) Un buon cavallo, di solito, significa molti (moltissimi) soldi;
2) L’idea di crescere insieme ad un cavallo e di affrontare passo per passo ogni novità assieme è eccitante.

Quando si sale per la prima volta su un cavallo “non pronto” o non da scuola, lo shock può essere grande 😅😂😂 nel senso che ci si sente quasi nuovamente principianti e incapaci 😱 tutto quel che si è abituati a fare, non ha più alcun senso... almeno inizialmente.

Siamo infatti noi, in questi casi, a dover fare in modo che (con molta calma) il cavallo arrivi ad essere quel che intendiamo con “cavallo pronto”. Per prima cosa bisogna mettersi in testa che ci vuole mooooolto tempo, se vogliamo che il risultato sia reale, duraturo e che non comprometta la salute del cavallo.

Prima cosa: Farsi capire dal cavallo. Quindi aiuti “in avanti” (per avanzare) e “indietro” (non si agisce mai veramente indietro, ma si passa da un’andatura più alta a una più bassa o si esegue una transizione all’interno della stessa andatura, diminuendo l’ampiezza della falcata). Il cavallo deve imparare a riconoscere le mezze fermate, che mi servono in entrambi i casi e per ogni cosa. Deve quindi prendere confidenza con gli aiuti, che sono: assetto (peso), gambe e mani.
L’assetto/il peso ha, in ogni caso, un grande ruolo da protagonista all’inizio. Il cavallo è impegnato a ritrovare l’equilibrio sotto al peso (nuovo) del cavaliere sulla schiena.
Per primissima cosa devo accertarmi che il cavallo, in caso di bisogno, si fermi o rallenti, se dovessi averne bisogno. Di solito i puledri tendono a scappare, più che a non avanzare. Sono, per natura, animali da fuga. Preferiscono evitare il “pericolo” fuggendo.
Provvederò quindi, con le mani, a fare delle leggere richieste per chiedere di “rientrare”. La voce accompagna il tutto (quella la dovrebbe già conoscere bene dal lavoro alla corda fatto in precedenza). Non appena il cavallo rallenta ed accetta quindi la delicata richiesta, lo premio subito con una grande carezza e con un “bravo” confortante.
NON DARE NIENTE PER SCONTATO - ogni piccola cosa positiva va sempre e subito premiata.
Successivamente, il cavallo deve imparare a reagire alla gamba, per avanzare.
Le mezze fermate verranno sviluppate solo quando tutti gli aiuti sono un po’ più chiari, le prime volte se provo a fare tutto insieme, il cavallo andrà solo in confusione.
Quindi, una volta che mi sono accertata che il cavallo non teme la presenza del cavaliere e l’uso delle gambe, provo a “dare gamba” (a partire dall’anca, con le gambe che “fasciano” il cavallo sui lati, fino all’interno coscia e al polpaccio - il ginocchio è appoggiato, ma non stringe). Se non c’è nessuna reazione (normalissimo!) uso di nuovo la voce come aiuto ausiliario. Se nemmeno quello funziona posso intervenire anche con un leggero tocco del frustino. Io uso quello lungo, da dressage, e tocco il cavallo direttamente dietro alla gamba, in modo da collegare quello stimolo con l’aiuto della gamba. Di solito basta la voce. Anche qui, appena ho una risposta da parte del cavallo, per quanto timida, lo premio con una carezza e/o con la voce.

Anche l’aiuto di qualcuno da terra può essere utile.

E così, piano piano, giorno dopo giorno, partenza dopo partenza e transizione dopo transizione, il cavallo reagirà sempre meglio e l’aiuto potrà essere sempre meno esagerato e rafforzato da aiuti ausiliari, quali voce e frustino. Questi non devono diventare un’abitudine, infatti, ma vanno lentamente minimizzati e poi eliminati del tutto.

Con questo vi saluto augurandovi una buona serata!

A PRESTO!

Daniela

#equitazioneperamore

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