Avere il cavallo "davanti agli aiuti"?!?!?
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Cosa significa avere il cavallo davanti agli aiuti.
Di recente ho usato questa definizione nei post ed è sorto subito un dubbio a riguardo…
Non si dice cavallo “negli aiuti”?
Ora vedremo la differenza tra i due concetti:
Il primo obiettivo che abbiamo quando andiamo a cavallo (vale sia per il cavaliere che per il cavallo) è trovato l’equilibrio.
Il cavallo deve muoversi bene alle tra andature di base, senza difficoltà e senza tensioni.
Il cavaliere deve arrivare a dare meno “fastidio” possibile con la sua presenza entrando in sintonia totale con il movimento del cavallo.
Questo lo può fare con il giusto mix di scioltezza e tensione positiva della muscolatura.
Il secondo obiettivo è quello di farci capire dal cavallo. Per comunicare con lui abbiamo a disposizione una serie di aiuti: peso, gamba e mano (in questo ordine).
La responsabilità del cavaliere è quella di insegnare al cavallo a rispondere ad aiuti corretti e minimi.
(Parentesi)
Qui già incomtriamo i primi problemi. Molti cavalli non hanno la fortuna di ricevere un addestramento adeguato. La fretta di raggiungere “cose” è fatale in questo.
Se invece hanno avuto tempo e modo di svilupparsi correttamente, di crescere fisicamente e mentalmente e di capire sempre meglio il “linguaggio” del cavaliere, allora la comunicazione diventa semplice e naturale.
Il problema è che pensiamo che l’addestramento sia una cosa finita ed eterna. Invece di parlare di addestramento, sarebbe più giusto dire allenamento perché se è vero che un cavallo una volta imparate certe cose (figure/esercizi) li sa fare per sempre, è vero anche che la qualità di esecuzione e la facilità di comunicazione diminueranno drasticamente se non si continua a mantenere cavallo e cavaliere in allenamento.
Cavalli da scuola che non vengono regolarmente montati bene perdono quindi la loro dote di maestro e contribuiscono perfino a rendere impossibile un giusto apprendimento.
Se il cavallo diventa “sordo” all’aiuto e devo insistere all’infinito non potrò mantenere la mia corretta posizione e non capirò mai il giusto dosaggio e tempismo con cui devo intervenire.
(Chiusa parentesi)
Ma pensiamo al caso ideale. Cavallo che risponde ad aiuti minimi/corretti.
Il cavaliere deve capire fin da subito che gli aiuti “in avanti” sono i protagonisti (sempre!).
Rapporto percentuale ideale degli aiuti:
peso 70% gamba 25% mano 5%
La mano non è quella che “sistema le cose”. Tutto quello che succede davanti a noi (collo/testa del cavallo) è un risultato di quello che succede dietro (nostri aiuti in avanti).
La mano deve poi esserci e accogliere il cavallo che ne va in cerca (vedere post: “tensione superiore positiva” nel Blog).
Le mezze fermate sono tutto! Il cavaliere deve appunto imparare il dosaggio e il tempismo con cui intervenire con il suo insieme di aiuti (una volta capiti singolarmente).
Il cavallo viene “racchiuso” per un breve istante da “dietro in avanti” perché anche in un momento di richiesta di attenzione/controllo/richiamo della mano la presenza della gamba è fondamentale per assicurarsi che i posteriori finiscano sotto al cavallo e non “dietro” al cavallo.
Se dimentichiamo la giusta distribuzione degli aiuti o ci sbilanciamo con l’assetto (es.: voglio fermare il cavallo solo con le mani o finisco con il busto in avanti e le gambe indietro durante una richiesta) la mia gamba e il mio peso perdono la loro funzione di aiuti protagonisti.
Agire solo con le mani o di più con le mani e andare a finire sulle spalle con il peso/busto provoca le seguenti cose nel cavallo:
- confusione;
- peso davanti (invece del contrario che vogliamo);
- ribellione (nei casi estremi);
- perdita di equilibrio e impossibilità di portare sotto i posteriori per portare più peso con questi ultimi.
Avere il cavallo “davanti” agli aiuti significa quindi che i protagonisti sono peso e gamba e che in ogni momento il cavallo potrebbe avanzare con facilità, se glielo chiedessimo (oppure fermarsi/rallentare senza cadere sulle spalle).
Si tratta di una sensazione. Si dice anche che bisogna avere la sensazione di avere “più cavallo davanti a se che dietro”.
È anche il motivo per cui piacciono i colli lunghi (non troppo) e per cui una schiena molto lunga può essere difficile da gestire. Parlo del cavallo 🐎
Collo lungo = tanto cavallo davanti a se
Schiena lunga = tanto cavallo “dietro” al cavaliere
Non fissiamoci troppo sulle strutture però (anche perché detta così è un po’ grossolana come cosa…).
Restiamo concentrati sul proprio assetto che DEVE essere in equilibrio.
Gli aiuti devono essere correttamente distribuiti e la sensazione deve essere quella giusta.
Queste due cose (assetto-aiuti) sono strettamente collegate e si influenzano a vicenda.
“Cavallo negli aiuti” invece è lo scopo principale e finale della scala di addestramento (del percorso intero). Significa avere un cavallo che capisce, rispetta e risponde prontamente alle richieste del cavaliere senza esitazioni e senza perdere la sua scioltezza e fluidità nei movimenti.
Le prime risposte del puledro sono già un inizio dello “stare negli aiuti” e la cosa si affinerà sempre di più. Il cavaliere dovrà fare sempre meno con risultati sempre migliori. Comunicazione armonica. Alla fine “io penso il cavallo fa”.
Fare meno per avere di più dovrebbe essere l’obiettivo di ogni cavaliere.
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